Da undici giorni sono in attesa di sbarcare in un porto che li accolga. 47 persone, di cui 15 minori, salvati nel Mediterraneo, restano a bordo della nave dell’Ong Sea Watch davanti alle coste siracusane. Per loro nei giorni scorsi è stato lanciato un’appello affinché vengano accolti dal segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo. “Pur condividendo che la risposta a un fenomeno così globale come quello migratorio chiama in causa tutti i Paesi europei, il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio”.
Attraverso Caritas italiana, la Chiesa si dichiara disposta ad accogliere i 15 minori a bordo della nave. “La nostra voce – aggiunge monsignor Russo – si unisce a quella della Chiesa di Siracusa, come pure di altre istituzioni, associazioni e comunità che si riconoscono impossibilitati a distogliere ulteriormente lo sguardo da queste vittime”.
Il si all’accoglienza dei Salesiani
Disponibilità ad accogliere nelle proprie strutture i 15 minori, di cui 8 non accompagnati, è arrivata, in particolare, dalla rete dei Salesiani per il Sociale, condividendo le parole di mons. Russo. Le sedi indicate sono quelle di Casale Monferrato, Arese, Udine, Albarè e Gorizia; Napoli; Torre Annunziata; Catania e Foggia. “Come Salesiani per il Sociale non possiamo non aderire all’appello lanciato dai vescovi, dalla Chiesa italiana. Così ci siano resi disponibili con la rete che abbiamo sul territorio nazionale ad accogliere i minori soprattutto quelli non accompagnati. È una voce che vogliamo ascoltare, un grido di aiuto che ci viene rivolto. Come ci insegna don Bosco, non possiamo non ascoltare il grido dei giovani, soprattutto quello dei più poveri, cioè i ragazzi che sono a bordo della Sea Watch”.
Manifesto per un porto sicuro
Oltre 700 intellettuali e personaggi del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo, nel fine settimana, hanno sottoscritto l’appello “Non siamo pesci”, promosso da Luigi Manconi e Sandro Veronesi con il collettivo #corpi. Si chiede di istituire subito una commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia. E riguardo alla vicenda della Sea Watch, si chiede al governo di offrire un porto sicuro alla nave, «ripristinando il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle ong che salvano le vite in mare di poter intervenire. Si vuole ricordare a tutti gli Stati europei – si legge ancora nel testo dell’appello – che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare».
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