“Non fate dell’Ordine Ospedaliero un esercito chiuso, una riserva chiusa”. È la consegna di Papa Francesco per i membri dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), ricevuti oggi in udienza, in occasione del loro 69° Capitolo generale. “Dialogate, dibattete e progettate insieme, a partire dalle vostre radici, il presente e il futuro della vostra vita e missione, ascoltando sempre la voce di tanti malati e delle persone che hanno bisogno di voi”, è l’invito del pontefice.
Per prima cosa, il Papa ha raccomandato ai religiosi il “discernimento”, come “atteggiamento fondamentale nella vita della Chiesa e nella vita consacrata”. Il Papa ha poi ricordato i tre obiettivi segnalati per l’Anno della Vita Consacrata: fare memoria riconoscente del passato, vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza. Obiettivi che, secondo Francesco, non è possibile raggiungere senza “un adeguato discernimento”. Di qui l’incoraggiamento a evitare la “tentazione dell’autoreferenzialità, che “vi porterebbe a chiudervi in voi stessi”.
Reti ‘samaritane’ a favore dei più deboli
Il Papa ha chiesto membri dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio un “sereno discernimento sulle strutture”, perché “le vostre strutture devono essere ‘locande’ – come quella della parabola del Samaritano – al servizio della vita, spazi in cui specialmente i malati e i poveri si sentano accolti”. Nelle parole di Francesco l’incoraggiamento a “conservare la memoria di tali strutture che sono nate come espressione del vostro carisma”, perché “rimangano sempre al servizio della tenerezza e dell’attenzione che dobbiamo alle vittime dello scarto della società”. Quindi, la richiesta a “creare reti ‘samaritane’ a favore dei più deboli, con particolare attenzione ai malati poveri”. “Le vostre case siano sempre comunità aperte e accoglienti per globalizzare una solidarietà compassionevole”, ha proseguito il Papa, secondo il quale l’altra urgenza è la “missione condivisa”, “non solo perché si attraversano momenti di scarsità di vocazioni, ma perché i nostri carismi sono doni per tutta la Chiesa e per il mondo”.
Collaborazione tra religiosi e laici
Formazione e collaborazione, due tra i principali concetti approfonditi dal Papa. “Al di là del numero e dell’età – ha garantito Francesco – lo Spirito suscita sempre una rinnovata fecondità che passa attraverso un discernimento adeguato e incrementa la formazione congiunta”, in modo tale che “religiosi e laici abbiano un cuore missionario che esulta di gioia nello sperimentare la salvezza di Cristo e la condivide come consolazione e compassione, correndo il rischio di sporcarsi nel fango della strada”. Di qui l’invito a “curare la vostra formazione, senza tralasciare di formare i laici nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’ospitalità cristiana, affinché anch’essi abbiano un buon senso di appartenenza e nelle loro opere non manchi mai la testimonianza della spiritualità che alimentò la vita di San Giovanni di Dio”.
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