L’emergenza ludopatia affligge la Calabria, dove le persone hanno speso oltre 462 milioni di euro per il gioco. È l’allarme lanciato da mons. Francesco Savino, vescovo della Diocesi di Cassano allo Ionio, che ha chiesto alle istituzioni un’adeguata azione di contrasto per evitare che questi soldi vengano sottratti all’economia sana, finendo nelle mani delle organizzazioni malavitose. “Il mio auspicio è che ognuno faccia la sua parte, – sottolinea il porporato – investendo nella prevenzione e rimettendo al centro l’informazione e la formazione, a partire dalle comunità educative”.
Il termine ludopatia è l’insieme di due parole greche. Patia, che significa malattia quindi sofferenza, e ludo che significa gioco. “È necessario fare una riflessione seria, – prosegue mons. Savino – il gioco che è una dimensione creativa, e in molti casi terapeutica, diventa una patologia”.
Basti pensare che durante il lockdown, dovuto alla pandemia, numerosi esercenti di Tabacchi hanno subito mobbing da uomini, donne e ragazzi perché l’esercizio venisse aperto per poter giocare i ‘gratta e vinci’. “Dietro la ludopatia c’è sempre un disturbo della persona”, afferma il sacerdote. “Una dinamica psicologica che il malato non riesce a governare: sono in una situazione di povertà, voglio stare meglio e quindi mi gioco la fortuna. È una vera e propria dipendenza”.
Nel 2018, secondo i dati del Libro Blu delle agenzie delle Dogane e del Monopolio, la spesa complessiva è stata di 106,8 miliardi, mentre nella regione calabrese in media di 400 euro a testa. “È un emergenza sociale trasversale, che riguarda tutte le età”, afferma il vescovo. Una denuncia che avviene a quasi 6 anni dalla visita di Papa Francesco in Calabria, quando a Sibari disse: “La ‘ndrangheta è adorazione del male. Bisogna combatterla”. “La grande sfida di ogni educatore, di ogni insegnante, di ogni papà e mamma – conclude mons. Savino – è far sì che certe parole, come queste del Papa, producano un cambiamento mentale e culturale nei giovani”.
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