Sono trascorsi 20 anni dalla morte del grande ciclista Gino Bartali. Una ricorrenza vissuta ad Assisi con una celebrazione presieduta dal vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, presso la cappellina privata del campione toscano, donata nel 2018 al Museo della Memoria della Città. In questo luogo si ricorda il ruolo di Bartali nel salvataggio degli ebrei durante la persecuzione nazi-fascista. Gino, all’epoca, aveva già vinto due Giri d’Italia ed un Tour de France. Così, durante i suoi allenamenti da Firenze ad Assisi, trasportava nel telaio della bicicletta alcuni documenti falsi. Un’azione che avrebbe potuto costargli la vita, ma che salvò circa 800 vite. “Un gesto di una portata umana incredibile, – racconta la nipote Gioia Bartali – che fece nel silenzio, con devozione ed impegno“.
“Il bene si fa, ma non si dice. Queste sono medaglie
che si appendono all’anima, non alla giacca”Gino Bartali
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