di Giacomo Biancardi – A Milano, entro il prossimo mese di febbraio, saranno consegnati 33 nuovi appartamenti sociali, in zona Lorenteggio. Sono quelli inseriti nell’iniziativa “abito dunque sono” più conosciuta come “le case del Papa” ovvero quel segno concreto conseguente alla visita che Papa Francesco fece nel capoluogo Lombardo nel 2017. I 33 appartamenti vanno ad aggiungersi ai 55 di Niguarda, recuperati nel 2017, e ai 18 nella zona Turro messi a disposizione lo scorso anno. In totale sono 106 alloggi.
A dare la notizia è stato il Presidente della Fondazione San Carlo, Daniele Conti durante un incontro dedicato al 25mo anniversario della Fondazione. Questa operazione di “housing sociale” promossa da Caritas Ambrosiana e realizzata dalla Fondazione San Carlo in collaborazione con il Comune di Milano, comprende bilocali o trilocali, di proprietà del Comune, stralciati dalle liste di edilizia residenziale pubblica. Sono appartamenti in condizioni tali da non poter essere assegnati. Vincendo un bando pubblico, la Fondazione San Carlo ha ottenuto la gestione a fini sociali di questi lotti, per 20 anni previo intervento di ristrutturazione. Una condizione possibile attingendo a proprie risorse. La consegna degli appartamenti a febbraio, così come è avvenuto per i precedenti lotti, sarà fatta tramite un canone calmierato a persone o a nuclei familiari selezionati secondo una precisa graduatoria. Coloro che beneficeranno di questi appartamenti sono tenuti a corrispondere un canone mensile tra i 300 e i 475 euro che include le spese condominiali.
Daniele Conti, presidente della Fondazione San Carlo ha ricordato come a Milano una delle povertà più gravi sia legata alla casa, per la mancanza di alloggi a canoni accessibili ad una fascia ampia della popolazione che è troppo “povera per il mercato” ma nel medesimo tempo “non abbastanza indigente” per avere il diritto ad una casa popolare. Basti pensare – ha evidenziato Conti – che per questi 106 appartamenti la graduatoria contempla 1600 famiglie che non potranno essere accontentate. Tutto questo significa che “i nostri sforzi da soli non bastano”, ha concluso Conti aggiungendo come serva “un intervento pubblico” .
L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha sottolineato come occorra decifrare il “bisogno per capirne il significato”, aggiungendo che l’orizzonte nel quale bisogna porsi non è soltanto di tipo spaziale, ovvero in un territorio, ma deve qualificarsi come “attenzione e responsabilità verso le generazioni”. Il riferimento di monsignor Delpini è stato alla Evangelii Gaudium di papa Francesco e alla definizione di bellezza della città che favorisce il “riconoscimento dell’altro”. Esiste una promessa credibile per la quale vale la pena “essere disponibili al servizio” perché siamo “uomini e cristiani” ha detto Delpini e perché sentiamo che “l’umanità è una vocazione alla fraternità”.
Secondo il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, grazie a progetti come quelli affidati alla Fondazione San Carlo, Caritas è riuscita “a realizzare interventi che vanno oltre l’approccio assistenziale” una collaborazione che “deve proseguire”. Il sociologo Aldo Bonomi ha evidenziato come il “tema dell’abitare” si possa risolvere puntando su una “identità di relazione” allargando la “comunità di cura” e cercando quelle “alleanze” tra operatori sociali, sindacati e imprese. Secondo Bonomi non basta creare oasi quanto piuttosto mettere in mezzo la politica, l’economia, la società . Se Milano ha tenuto sotto il profilo sociale, ha sottolineato Bonomi ,se ha saputo governare i flussi migratori evitando i grandi ghetti urbani “lo deve anche ad una comunità di cura diffusa” dove Caritas e Fondazione San Carlo sono interlocutori.
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