Ancora canti e danze durante la prima celebrazione nelle Mauritius, nel giorno in cui la comunità locale ricorda Padre Laval. Un missionario e medico francese vissuto nell’800 – beatificato da San Giovanni Paolo II – che ha avuto un ruolo fondamentale nell’evangelizzazione del paese.
Accolto da fedeli con le palme, il Papa ha raggiunto l’altare posto sulla sommità di una collina sormontato da una statua della Madonna.
L’omelia di Papa Francesco a Port Louis
Nell’omelia ha parlato delle beatitudini, dell’impegno missionario e soprattutto dei giovani. “Sono loro – ha detto – la nostra prima missione”. E sono coloro che soffrono maggiormente per il problema della “disoccupazione”. Nonostante la recente “crescita economica”, la mancanza di lavoro “futuro incerto” e impedisce alle nuove generazioni di “sentirsi protagonisti della loro storia comune”.
Parlando, ancora, del “futuro” Papa Francesco ha affermato che questo rischia di diventare incerto per i giovani spingendoli alla deriva di fronte alle nuove forme di schiavitù di questo secolo. “Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società” ha chiesto. E ha puntato il dito contro “i mercanti di morte” colpevoli di “rubare le primizie di questa terra!”.
Il Santo Padre ha chiesto, poi, di seguire l’esempio di Padre Laval che ha dato fiducia ai più poveri e agli scartati, in modo che fossero i primi ad organizzarsi e trovare risposte alle loro sofferenze. Il segreto è la gioia, la felicità, la fiducia.
Occorre sempre coltivare la virtù della speranza e occorre avere “certezza del trionfo di Dio”, ha detto Francesco, “anche quando ciò che ci circonda può sembrare senza soluzione”. Ha esortato, perciò, i cristiani a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e a non perdere l’entusiasmo dell’evangelizzazione. E ha ricordato che “per vivere il Vangelo, non possiamo aspettare che tutto intorno a noi sia favorevole”.
Al termine della celebrazione il papa ha ricevuto diversi doni. Tra questi un cappello di paglia e una maglia da calcio a lui dedicata col numero nove. Francesco ha rivolto un saluto ai detenuti impegnati in un progetto della chiesa locale che ruota attorno al significato della vita e alla forza che viene dalla fede cristiana. Le parole conclusive sono state rivolte ad alcuni “carcerati” che hanno seguito il percorso “Alpha” in prigione” autori di una recente lettera indirizzata al Pontefice.
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