Papa Francesco ha aperto la Quaresima 2019 con un pressante invito al “digiuno”. All’inizio dell’omelia pronunciata nella basilica di Santa Sabina, prima del rito delle Ceneri, ha citato il versetto biblico: “Suonate il corno, proclamate un solenne digiuno”. Il profeta Gioele, ha spiegato il Papa, con queste parole invita a “rallentare” la nostra vita. Cosi, ha introdotto i cristiani in questo tempo liturgico quaresimale chiedendo loro di “andare all’essenziale” con il digiuno da ciò che è “superfluo”.
Nella messa di Papa Francesco il richiamo alla conversione
La messa a Santa Sabina è stata celebrata dopo la tradizionale “statio” alla chiesa di Sant’Anselmo e la processione penitenziale a cui hanno partecipato vescovi e arcivescovi, monaci, religiosi. L’insieme dei riti liturgici della giornata odierna è un richiamo alla “conversione”, a un cambio di rotta. Occorre “ritornare” a Dio, ha detto Bergoglio, perché “siamo andati altrove”. E occorre chiarezza sulla “meta” del nostro cammino, ha sottolineato ancora il Papa. Che ha ricordato la vera “rotta” di ogni credente che deve essere verso Cristo.
Nell’omelia, poi, il Papa ha illustrato il significato dell’atto penitenziale delle “ceneri”. Il rito antichissimo ricorda la caducità della condizione umana: “Le realtà terrene svaniscono, come polvere al vento”. I beni terreni sono inconsistenti, “provvisori”. Non bisogna inseguire le “cose che passano” perché queste rappresentano un “grande inganno”. La Quaresima è un cammino ed è un “tempo” propizio per accorgerci delle “illusioni” che costellano la nostra esistenza. Queste sono come “fiammate”: quando svaniscono “resta solo la cenere”. E dunque “la Quaresima è riscoprire che siamo fatti per il fuoco che sempre arde, non per la cenere che subito si spegne”.
Digiuno, elemosina, preghiera
Il Papa ha suggerito di compiere l’itinerario penitenziale della Quaresima riproponendo i tradizionali precetti del digiuno, dell’elemosina, della preghiera. “La preghiera ci riannoda a Dio”, ha detto. Invece la carità ci “ricongiunge al prossimo”. E “il digiuno a noi stessi”. Queste sono le tre dimensioni nella quali il cristiano deve “investire” tutte le sue energie: Dio, gli altri, se stessi. “Sono i tre investimenti per un tesoro che dura”, ha ricordato il Papa, citando il detto evangelico “Dov’è il tuo tesoro, la sarà anche il tuo cuore”. L’uomo è sempre incline all’affezione e il suo cuore è come una “calamita” in questo bisogno di “attaccarsi” alle cose. Vigilando su quest’attitudine innata, il cristiano deve evitare di lasciarsi sedurre e schiavizzare da realtà inconsistenti e prive di valore.
Lo sguardo del cristiano, nella Quaresima, va posato su Cristo Crocifisso. Lui è la “bussola” e in questa sua “spogliazione” ci mostra come liberarci dalla “ceneri” del mondo, dalle cose fugaci, dai beni terreni. Le ultime parole del Papa hanno rievocato la meta della Pasqua, alla fine di questo itinerario. “Se con le nostre fragilità ritorniamo al Signore” allora potremo partecipare della sua gloria pasquale, ha concluso Papa Francesco, “e saremo nella gioia”.
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