Il vescovo Charles J. Scicluna, Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha relazionato oggi al Summit su “La protezione dei minori nella Chiesa“. Affrontando il tema della responsabilità dei vescovi nelle questioni riguardanti gli abusi ha ricordato i loro doveri di vigilanza. A loro è richiesto di “garantire la giustizia di quanti sono stati abusati” poiché a loro è stata affidata “la cura” del popolo. Nell’assolvere questo dovere, ha fatto intendere mons. Scicluna citando l’evangelista Luca, c’è anche una fedeltà al Vangelo: “a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”.
Il vescovo Scicluna, parlando ai presidenti delle Conferenze Episcopali convenuti in Vaticano, ha offerto dei suggerimenti e tracciato un ideale modus operandi per i casi di abuso sessuale.
La segnalazione delle cattive condotte sessuali
Ha ricordato, innanzitutto, il dovere della “segnalazione” di quella che potrebbe configurarsi come una “cattiva condotta sessuale”. Tale segnalazione andrebbe fatta alla diocesi e per riceverla andrebbero designate apposite figure di riferimento. Scicluna ha rimarcato l’importanza del rispetto dei “protocolli stabiliti” e delle “leggi civili o nazionali”. Inoltre ha auspicato che le autorità ecclesiastiche, in questa fase di accoglimento della segnalazione, operino un discernimento “collegiale” e con l’aiuto di esperti. Questo “darà la forza necessaria ai vescovi” di relazionarsi con le vittime nel modo più opportuno. Ma anche con “i sacerdoti accusati, la comunità dei fedeli e persino la società in generale”.
L’indagine, competenze dei vescovi e della Santa Sede
Dopo la segnalazione si apre la fase dell’indagine. Il vescovo ha ricordato che nel caso di cattiva condotta con minori di anni 18, questo va riportato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, come stabilito dal Motu Proprio Sacramentorum Sanctitatis. E qui possono essere applicate, a discrezione del Vescovo, delle “misure cautelative” limitando o, addirittura, vietando l’esercizio del ministero. Anche in questa fase sono opportune delle consultazioni con esperti di diritto canonico. Questi lo aiuteranno, in particolare, a stabilire se il caso è di competenza della Santa Sede e lo consiglieranno offrendo un loro autorevole parere anche sul “merito delle accuse” e sulle migliori “procedure da adottare”.
La vittima, ha evidenziato il vescovo Scicluna, deve poter ricevere tutte le informazioni sullo stato del procedimento. E inoltre, “ha il diritto di intentare una causa per danni” in un procedimento penale giudiziario. In un procedimento penale amministrativo, invece, “risarcimento dei danni a favore della vittima”, nel caso sia riconosciuta la colpevolezza dell’imputato, può essere richiesta dall’Ordinario. L’imputato, ovviamente, ha il diritto di difendersi e anch’egli di essere informato sulle accuse nei suoi confronti e sull’esistenza delle prove. Quando le accuse sono “credibili” ma sono insufficienti le prove il Vescovo o Superiore prima di “consentire all’accusato di tornare a esercitare il suo Ministero” dovrebbe consultarsi con esperti per valutare il bene di tutte le parti. Importante continuare a garantire “l’effettiva tutela dei bambini e dei giovani”.
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