Via libera al riconoscimento reciproco dei titoli di studio conseguiti nelle Istituzioni accademiche dell’Italia e della Santa Sede. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il prefetto della Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica, il cardinale Giuseppe Versaldi, hanno firmato l’accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede.
Fino a oggi, secondo quanto previsto dalla revisione del Concordato tra Repubblica Italiana e Santa Sede del 1984, venivano pienamente riconosciuti, tramite un apposito Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, solo i titoli di “Teologia e Sacra scrittura”.
Il provvedimento entrerà in vigore tre mesi dopo la fine dei lavori di un tavolo tecnico, che sarà avviato a breve per sviluppare le procedure di riconoscimento.
Il cardinale Versaldi: “Permessa la mobilità di studenti e docenti”
“Tutti i diplomi rilasciati dalla Santa Sede possono essere riconosciuti e viceversa, anche quelli dello Stato italiano rispetto alle nostre istituzioni”. Lo ha spiegato il cardinale Versaldi, ai microfoni di Telepace, presentando il documento. “È un passaggio storico che favorisce soprattutto gli italiani che si vedevano un po’ discriminati rispetto alle altre nazioni europee”. Così anche gli studenti di beni culturali o filosofia nelle pontificie università potranno vedere riconosciuti dallo Stato italiano i loro titoli di laurea. E divengono possibili anche i passaggi da un ateneo statale a uno pontificio e l’iter opposto. “Se corrispondono nella sostanza, possono vedersi riconosciuti i crediti già ottenuti. Questo è importante perché permette una circolazione di studenti e professori”. Dunque, secondo il porporato, un “fatto storico” non a favore della Chiesa o dello Stato, ma “dei professori e degli studenti che hanno la possibilità di una circolazione, anche secondo il progetto Erasmus, che già funziona e che in Italia veniva un po’ mortificato”. Il cardinale delinea, infine, l’impegno della Santa Sede a livello Europeo, che “vuole inserirsi per quanto riguarda gli studi superiori nell’ambito scientifico, perché le nostre istituzioni possono avere un livello di qualità paragonabile a quello delle altre istituzioni europee”.
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