Papa Francesco ha soppresso, con Lettera apostolica in forma di Motu Proprio del 19 gennaio, la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. E ha assegnato alla Congregazione per la Dottrina della Fede le funzioni che fino ad oggi erano proprie della Commissione. Più che di “soppressione”, dunque, sarebbe giusto parlare di un trasferimento di competenze. “Ecclesia Dei”, in trent’anni di attività, ha facilitato “la piena comunione ecclesiale” con la Fraternità fondata da Lefebvre. Sono mutate, però, secondo Papa Francesco, le condizioni storiche rispetto a trent’anni fa quando la sua costituzione si rendeva necessaria. La notizia è stata pubblicata da L’Osservatore Romano, come previsto dal motu proprio.
La nascita dell’ “Ecclesia Dei” con Giovanni Paolo II
La storia della “Ecclesia Dei” inizia nel 1988 in seguito all’illegittima ordinazione episcopale celebrata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre. Questi aveva dapprima fondato nel 1970 la “Fraternità Sacerdotale San Pio X”, una società di vita apostolica. La congregazione, nata in Svizzera, era in aperto contrasto con i dettami del Concilio Vaticano II. I problemi con le autorità ecclesiastiche cominciarono nel 1975 ed esplosero sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. La questione riguardava l’ordinazione di nuovi vescovi. Lefebvre aveva dichiarato pubblicamente: “Prima di rendere conto della mia vita al buon Dio, dovrò consacrare alcuni vescovi”. E, disobbedendo a Giovanni Paolo II, così fece consacrando Bernard Fellay, Richard Williamson, Bernard Tissier de Mallerais e Alfonso de Galarreta.
Inutile, dunque, la mediazione dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger. Il cardinale, infatti, era intervenuto più volte con diversi tentativi di mediazione e conciliazione. E il 29 giugno, alla vigilia dell’illecita ordinazione, aveva inviato a Lefebvre un telegramma: “Per amore di Cristo e della sua Chiesa, il Santo Padre ti chiede paternamente e fermamente di partire oggi per Roma, senza procedere il 30 giugno con le ordinazioni episcopali che hai annunciato”. Le ordinazioni, invece, si svolsero.
Giovanni Paolo II scrisse, dunque, quella Lettera Apostolica “Ecclesia Dei” e nell’incipit dichiarava “con grande afflizione la Chiesa ha preso atto dell’illegittima ordinazione episcopale”. Dopo aver affermato di aver compiuto “tutti gli sforzi” possibili per la comunione con la Fraternità e di aver “usato comprensione fino al limite del possibile”, infliggeva una scomunica, per l’atto “scismatico”, al vescovo Lefebvre e agli altri vescovi illecitamente ordinati. E istituiva la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” per favorire “la piena comunione ecclesiale” tra la Chiesa Cattolica e gli appartenenti alla Fraternità. La comunione poteva essere perseguita anche permettendo ai seguaci di Lefebvre di “conservare le proprie tradizioni” liturgiche.
L’impegno di Benedetto XVI per la piena comunione con i lefebvriani
Nel 2007, Papa Benedetto XVI, scrisse il “Summorum Pontificum”. Si trattava di un Motu proprio con indicazioni per la celebrazione della messa cosiddetta “tridentina”. Benedetto XVI, con quest’atto, consentiva l’uso di alcune edizioni del Messale Romano anteriori al Concilio Vaticano II. La sua apertura, non in contrasto con il Concilio, aveva il semplice scopo di favorire ancor di più la comunione con i fedeli che non avevano pienamente accettato le innovazioni introdotte in ambito liturgico dopo il Concilio.
Nel 2009, sempre Benedetto XVI, con il motu proprio “Ecclesiae unitatem” aveva riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione. Rimessa la scomunica ai vescovi illecitamente ordinati, e ritenendo sussistessero solo problemi “dottrinali” in merito all’annosa questione, aveva posto la Commissione Ecclesia Dei sotto la presidenza del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
L’ultimo atto, quello di Papa Francesco, che con l’odierno Motu proprio, ha ritenuto istituire un’apposita “Sezione” in seno alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Le voci sulla soppressione della “Ecclesia Dei” erano da tempo in circolazione. Ora, anche il suo bilancio rientra nella contabilità ordinaria della Congregazione diretta dal cardinale gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer.
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