“Voi salesiani siete fortunati”. Con quest’incipit Papa Francesco si rivolge ai Salesiani nella prefazione al volume “Evangelii Gaudium con don Bosco“. Il libro è stato curato dal salesiano Antonio Carriero e contiene una raccolta di commenti, firmati da 25 membri della famiglia salesiana, all’esortazione apostolica di Bergoglio. Tra le tematiche principali sviluppate nel testo quella del consistente impegno dei salesiani nelle periferie sociali ed esistenziali.
La gioia dei Salesiani
Quando parla della fortuna dei membri di questa congregazione, il Papa si riferisce al particolare temperamento del loro santo fondatore. Don Bosco “era sempre gioioso, accogliente”. E citando le sue memorie biografiche ricorda che dal suo “volto raggiante di gioia” traspariva la “contentezza di trovarsi tra i suoi figli”. Papa Francesco chiede, in definitiva, ai salesiani di essere “portatori sani” della “gioia del Vangelo”, quella stessa gioia che il santo di Valdocco seppe inculcare a San Domenico Savio, suo grande allievo.
dal Covolo, il Papa chiede una “santità della porta accanto”
Il vescovo Enrico dal Covolo, salesiano e Assessore al Pontificio Comitato di Scienze Storiche, commentando il volume ci ha detto: “Ho avuto occasione di parlare personalmente di Don Bosco con il Papa Francesco, e in particolare della santità nella Famiglia Salesiana” (per sette anni è stato Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ndr). Quello che Papa Francesco propone, ci ha detto, “è sempre il modello della ‘santità della porta accanto’, profondamente incarnato nella storia e nell’esistenza, è quello che rende belle e felici le persone”. Poi continua “lo spiega ampiamente Francesco stesso in “Gaudete et exsultate”. Lo stesso Bergoglio, nella prefazione al volume, definisce questo atteggiamento gioioso come “stile autentico e sempre attuale della ‘misura alta della vita cristiana'”.
Papa Francesco: i Salesiani mi hanno aiutato “ad andare avanti nella gioia”
Attraverso un breve excursus storico il Papa fa memoria del contesto in cui la comunità religiosa ha mosso i primi passi. Nella grande Torino, capitale d’Italia, sovraffollata e centro di un’industrializzazione crescente don Bosco venne a contatto con numerosi giovani. Tanti di questi, soprattutto a Porta Palazzo, “ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo”. Don Bosco non fu l’unico, in questa città, ad organizzarsi per far fronte alle crescenti forme di povertà ed emarginazione. Si pensi a Leonardo Murialdo, Giuseppe Cafasso, Giuseppe Cottolengo, Maria Domenica Mazzarello, Domenico Savio. Nacquero, prima a Valdocco, e poi in tutta Italia case e scuole in cui i ragazzi venivano accolti e ospitati per imparare a essere “buoni cristiani e onesti cittadini”.
Papa Francesco ha avuto la fortuna di abitare e di crescere in una di queste “oasi” salesiane. I suoi educatori – dichiara Bergoglio nella prefazione al libro -, lo hanno “aiutato ad andare avanti nella gioia e nelle preghiera”. Egli guarda con riconoscenza chi lo ha accompagnato in quella fase della sua vita assicurandogli un ambiente sano e una crescita serena.
Poi, rivolgendosi ai salesiani circoscrive il loro carisma e chiede loro di continuare a essere “buoni samaritani” nel mondo giovanile. Chiede di farlo con “ottimismo”, con “gioia” e continuando ad adottare il cosiddetto sistema preventivo. Con ogni ragazzo, “anche il più ribelle e fuori controllo”, ricorda il Papa, ci sono le condizioni a partire dalle quali si può “lavorare con pazienza e fiducia”.
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