Un invito ad attualizzare i doni dei Magi. Così l’oro oggi diventa capacità di “privare se stessi del primo posto e credersi bisognosi”, l’incenso la scelta di “bruciare” un po’ di tempo per la preghiera e la mirra la disposizione a “prendersi cura dei corpi provati dalla sofferenza”. A segnalarlo è stato Papa Francesco, stamani, nell’omelia della Messa nella solennità dell’Epifania del Signore, che ha celebrato nella Basilica Vaticana. Durante il rito, come previsto dalla liturgia di oggi, è stato dato l’annuncio del giorno di Pasqua che cade quest’anno il 21 aprile. Dopo la Messa, il Papa si è affacciato della finestra del Palazzo Apostolico da dove ha recitato l’Angelus. Dopo l’Angelus, ha rivolto un appello in favore dei migranti a bordo delle navi di due Ong, Sea Watch e Sea Eye, che da parecchi giorni vagano nel Mediterraneo. La richiesta del Pontefice ai capi di stato di tutta l’Europa è quella di un “porto sicuro” dove queste persone possano sbarcare. Poi, come “segno della comunione tra tutti noi cristiani”, ha rivolto un augurio ai fedeli delle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che domani celebreranno il Santo Natale.
Luce di Dio è umile. Non è nei bagliori del potere.
Nell’omelia della Messa, il Papa ha spiegato il significato dell’odierna festa liturgica. L’Epifania ricorda che Gesù Cristo si è manifestato a tutte le genti. Questa manifestazione, però, avviene con modalità sorprendenti: “Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi”. Gesù “il re dei Giudei” non ha scelto di manifestarsi nel palazzi del potere. Al momento della sua nascita viene trovato dai Magi in un’umile dimora a Betlemme. Quando compie trent’anni, spiega ancora il Papa, mentre nel Vangelo si contestualizzano i fatti con un elenco solenne dei “grandi” del tempo, si dice poi che “la Parola di Dio venne su Giovanni nel deserto”. La puntualizzazione serve per concludere che la “luce di Dio” non va confusa con le “luci del mondo”. La luce di Dio è “amore umile” e non è nei “bagliori del potere”. E poi il monito alla Chiesa perché ricordi di essere “riflesso” della vera Luce che è Dio.
Riprendendo l’invito del profeta Isaia, l’esortazione del Papa, rivolta a tutti, a “rivestirsi” di questa luce divina. E a “indossare” quest’abito di Dio, l’abito della luce divina. Ma prima bisogna dismettere “i vestiti pomposi”, quelli delle “luci terrene del successo e del potere”. Il Papa chiede, dunque, di “imitare i Magi” che hanno sconvolto la loro vita, i loro piani, lasciandosi coinvolgere da Gesù. Infatti, “non si mettono al centro, ma si prostrano a Lui che è il centro”.
Primato a Dio, preghiera, e dedizione ai sofferenti
Infine, il pontefice ha attualizzato i tre doni portati dai Magi a Gesù. L’oro, ha precisato il Papa, ci ricorda che a Dio va dato il primo posto è non a se stessi. Poi, l’incenso, è simbolo della preghiera per la quale occorre “bruciare un pò di tempo” e spenderlo per il Signore. E, infine, la mirra, che ricorda che “il Signore gradisce che ci prendiamo cura dei corpi provati dalla sofferenza, della sua carne più debole, di chi è rimasto indietro, di chi può solo ricevere senza dare nulla di materiale in cambio. È preziosa agli occhi di Dio la misericordia verso chi non ha da restituire, la gratuità!”.
I Magi offrono a Gesù Bambino i loro doni preziosi. Oggi chiediamo a Dio: Signore, fammi riscoprire la gioia di donare.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 6 gennaio 2019
Durante l’Angelus l’invito a non chiudersi alla “novità”
Nell’Angelus il Papa ha ripreso il tema della “luce” già affrontata nell’omelia, durante la Messa. Ha ricordato che tanti, al tempo della manifestazione di Gesù, si “chiusero” alla Luce. Anche ai nostri giorni, ci sono alcuni che rifiutano la “novità” portata da Cristo. Sono quelli che “non sanno guardare oltre le proprie certezze“.
Diversa, ha continuato il Papa, l’esperienza dei Magi, aperti alla “novità”. Pagani, venuti da lontano, sono stati disponibili ad affrontare “un viaggio lungo e rischioso”. Incontrato il Cristo, rinnovati da lui, tornarono al loro paese ma “per un’altra strada” ha precisato il Papa. A voler dire che l’incontro con Cristo cambia la vita.
La redazione di Telepace News (redazione@telepace.it) si trova a Roma nel quartiere di Borgo Angelico, a pochi passi dalla Città del Vaticano. Dal 1990, per desiderio di Papa Giovanni Paolo II viene aperta la sede a Roma, che ospita giornalisti e operatori televisivi. La redazione si occupa di tutte le principali attività del Papa: l’Angelus, l’Udienza Generale del Mercoledì, i viaggi apostolici. Grazie al satellite, le immagini trasmesse da Telepace Roma arrivano integralmente in ogni casa.