C’è una contrapposizione tra “i regni fondati sul potere delle armi e sulla prevaricazione“, che “sono fragili e prima o poi crollano“, e “il regno di Dio”, “fondato sul suo amore” che “si radica nei cuori”. Lo ha ricordato ieri, all’Angelus Papa Francesco, parlando ai 25.000 fedeli presenti in piazza San Pietro, secondo la Gendarmeria Vaticana, nonostante una pioggia abbondante.
Nell’ultima domenica dell’Anno Liturgico la Chiesa celebra, solennemente, “Gesù Cristo Re dell’Universo”. Il Papa ha ricordato il senso della liturgia odierna, cioè “la vita del creato non avanza a caso, ma procede verso una meta finale: la manifestazione definitiva di Cristo, Signore della storia e di tutto il creato. La conclusione della storia sarà il suo regno eterno”.
Poi ha commentato il Vangelo presente nella stessa liturgia che narra l’episodio dell’arresto di Gesù e tratto dal Vangelo di Giovanni. L’evangelista racconta di Cristo condotto dinanzi alle autorità ebraiche per rendere conto della sua autorità e, dunque, sottoposto ad un drammatico interrogatorio.
Le risposte del Messia alle accuse di Pilato, palesano che il suo regno «non è di questo mondo». Tuttavia, vi è una regalità di Cristo che non è di tipo “politico”. Dunque, il Papa, ha esortato i presenti a riconoscere questo particolare tipo di potere, che è il potere dell’Amore. La Signoria di Cristo sulla storia è fondata su questo potere.
“Gesù oggi ci chiede di lasciare che Lui diventi il nostro re”, ha proseguito il vescovo di Roma. E ha ricordato, poi, come “Egli potrà dare un senso nuovo alla nostra vita, a volte messa a dura prova anche dai nostri sbagli e dai nostri peccati, soltanto a condizione che noi non seguiamo le logiche del mondo e dei suoi “re”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato la terribile carestia dell’Holodomor. Diversi milioni di persone, in Ucraina, furono sterminate dalla fame, per un deliberato atto politico del regime sovietico, dal 1929 al 1933. Questa sorta di “genocidio” viene tradizionalmente commemorato il quarto sabato di Novembre. “La ferita del passato sia un appello per tutti perché tali tragedie non si ripetano mai più” è stato il monito del Papa.
Si è poi rivolto, come sempre, a tutti i pellegrini convenuti a Roma e, in particolare, ha salutato i partecipanti all’Incontro delle Corali in Vaticano. I partecipanti all’evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione in collaborazione con Nova Opera Onlus, dopo la Santa Messa all’Altare della Confessione presieduta dall’Arcivescovo Rino Fisichella, si sono riversati in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus.
Il saluto del Pontefice, anche, ai partecipanti al Congresso sulla fertilità, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel 50esimo anniversario dell’Humanae Vitae.
Un’apprezzamento e un ringraziamento ai fedeli convenuti: «Complimenti, perché siete stati coraggiosi! Venire con questa pioggia! Siete coraggiosi! Bravi!».
E in un tweet su @Pontifex il Papa scrive:
Mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 25 novembre 2018
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