Si è conclusa oggi 15 Novembre, in Vaticano, l’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Tra le questioni principali, poste all’attenzione dei Vescovi partecipanti, vi era l’approvazione della traduzione della terza edizione Italiana del Messale Romano. Il cardinale presidente, Gualtiero Bassetti, aveva introdotto i lavori sottolineando il lungo lavoro, durato oltre 16 anni, che ha preceduto questa approvazione. Il percorso era iniziato dall’Istruzione Liturgiam Authenticam del 2001. Nell’introduzione del cardinale, anche, la precisazione che “la pubblicazione di una nuova edizione del Messale non può risolversi nell’aggiornamento di un libro, ma costituisce un tassello prezioso della riforma liturgica, che va rilanciata, approfondita e affinata per un rinnovamento di vita delle nostre comunità cristiane”. Cosi, il testo è stato migliorato dal punto di vista teologico. Ed anche con un’attenzione ai tutti i risvolti pastorali possibili e conseguenti a questa attenta revisione.
Attenzione alla formazione Liturgica. L’Assemblea dei Vescovi italiani ha, infatti, redatto e approvato quella che costituirà la Presentazione della nuova edizione. Da questa si evince una particolare attenzione, da parte dei vescovi, ad una rieducazione di tutta la comunità cristiana in ambito liturgico. Serve un rinnovato impegno affinché, mediante una “riconsegna al Popolo di Dio del Messale Romano”, si riscopra il valore della liturgia intesa come una vera e propria “arte” capace di far emergere la centralità di Cristo e della Sua Parola. Al bando, dunque, protagonismi di chiunque all’interno dell’assemblea liturgica. E si chiede di non cadere nei due estremismi: totale improvvisazione nella preparazione della celebrazione o ricerca estetica fine a se stessa.
Padre Nostro e Gloria. All’interno della revisione del Messale Romano, anche la nuova versione del Padre Nostro, nella quale è stata inserita la nuova locuzione “non abbandonarci alla tentazione”. Papa Francesco era intervenuto sull’argomento nel Dicembre 2017 dicendo che “la traduzione è sbagliata, perché Dio non ci può indurre in tentazione”.
Anche la frase nel Gloria “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”, presente nel Vangelo di Luca (Lc 2,14) sostituisce la traduzione latina di Girolamo, ormai in uso da decenni, “pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Ora, il testo della nuova edizione deve essere sottoposto alla Santa Sede. Solo a questa spetta “ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale”. Questo a norma del canone 838 del Codice di Diritto Canonico. Tra l’altro, proprio Papa Francesco ha modificato questo canone, con il Motu Propriu “Magnum Principium” che è entrato in vigore il 1 Ottobre 2017.
Con questo documento, Papa Francesco ha riconsegnato alle Conferenze Episcopali la responsabilità di “approvare” i testi sacri. Il cardinale Bassetti, aveva sottolineato che “non si tratta soltanto di una questione pratica, procedurale, ma di una tappa significativa del processo di riforma della Chiesa nella prospettiva della sinodalità”. Il Pontificio Consiglio per i testi legislativi ha precisato, però, che la “recognitio” o “revisione”, da parte della Santa Sede, non è una semplice “autorizzazione”. Ma una revisione “attenta e dettagliata” degli adattamenti approvati in sede di Conferenza Episcopale.
Abbiamo intervistato Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.
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