Tre passi per aiutare il cammino della fede: ascoltare, farsi prossimi, testimoniare. Li ha indicati il Papa nell’omelia della messa che ha concluso il Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani nella basilica di San Pietro. Tre passi che emergono dal brano del Vangelo che narra la vicenda di Bartimeo, il cieco di Gerico che dopo essere stato guarito da Gesù diventa discepolo. Il primo passo è “l’apostolato dell’orecchio”: ascoltare, prima di parlare. Quindi, un “mea culpa” di Francesco a nome della Chiesa rivolto ai giovani.
“Scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come Chiesa di Gesù desideriamo metterci in vostro ascolto con amore”.
Vorrei dire ai giovani: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. #Synod2018 https://t.co/5hUV4g3J9F
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 28 ottobre 2018
Il Papa ha messo in guardia dalle sole “formulazioni dottrinali”, quando “la fede rischia di parlare solo alla testa, senza toccare il cuore”.
“La fede invece è vita: è vivere l’amore di Dio che ci ha cambiato l’esistenza. Non possiamo essere dottrinalisti o attivisti; siamo chiamati a portare avanti l’opera di Dio al modo di Dio, nella prossimità”.
Così il Papa ha chiesto di non “lavarsi le mani”. “Noi invece – ha ribadito – vogliamo imitare Gesù, e come lui sporcarci le mani”.
Infine, la testimonianza.
“Tanti figli, tanti giovani, come Bartimeo cercano una luce nella vita. Cercano amore vero. E come Bartimeo, nonostante la molta gente, invoca solo Gesù, così anch’essi invocano vita, ma spesso trovano solo promesse fasulle e pochi che si interessano davvero a loro”.
L’invito del Papa è a “non aspettare che i fratelli in ricerca bussino alle nostre porte; dovremo andare da loro, non portando noi stessi, ma Gesù”.
Prima della benedizione finale, il segretario generale del Sinodo, il card. Lorenzo Baldisseri, ha letto la lettera indirizzata dai padri sinodali ai giovani.
“Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento”.
Quindi, un appello alle nuove generazioni.
“La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso”.
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