La Chiesa è chiamata ad essere presente sui mezzi di comunicazione sociale, l’agorà del 3 Millennnio. E’ il tema più condiviso nel briefing quotidiano alla stampa sui lavori del Sinodo, ormai giunto alla terza fase: tra le proposte la sinergia tra pastorale digitale e biblica, e la condivisione delle esperienze dei diversi paesi. “La rete digitale può essere luogo ricco di umanità, non una rete di fili, ma di persone umane”
Continua il confronto nei 14 circoli linguistici, fervono i lavori delle commissioni per la redazione del documento finale, e per la stesura della Lettera breve ai Giovani, che saranno presentate domani in Aula. Nel briefing in Sala stampa è breve l’aggiornamento sulla terza fase del Sinodo, prima dell’ultima discussione generale. A portare la sua esperienza una Uditrice, Yadira Vieyra, che negli Stati Uniti, a Chicago, lavora con le famiglie immigrate che soffrono per le recenti politiche migratorie. Con il mio intervento, racconta, ho voluto motivare ad affrontare la questione della salute mentale. Negli USA ma anche nel resto del mondo, ci sono famiglie in centri di detenzione. La Chiesa deve essere accanto ai giovani affinché possano mostrare le loro competenze e capacità di essere leader, protagonisti nel portare il loro aiuto ad altri giovani.
La Chiesa è chiamata ad essere presente sui mezzi di comunicazione sociale, l’agorà del 3 millennnio. E’ stato il filo rosso degli altri interventi: Mons. Fianu, Vescovo del Ghana ha proposto l’abbinamento di pastorale biblica e mondo digitale, uno strumento per combattere le sette: in Ghana infatti le chiese pentecostali usano le scritture per attirare i giovani; offrendo piattaforme digitali, possiamo aiutarli a leggere e approfondire la Bibbia. E’ possibile evangelizzare anche tramite questi strumenti.
Sullo stesso tema P. Valdir José De Castro, Superiore Generale dei Paolini, che al Sinodo è intervenuto sugli articoli 160-161 dell’Instrumentum Laboris, ovvero imparare ad abitare il mondo digitale:
Anche Mons. Naffah, libanese, Vescovo del Sinodo della Chiesa Maronita, ha sottolineato l’importanza della presenza nel mondo digitale, tanto più che i suoi giovani si trovano dispersi in paesi molto lontani. “Siamo una chiesa di speranza. Portiamo al Sinodo la realtà del Medio Oriente e la grazia dei giovani che hanno scelto di testimoniare Gesù e la loro fede in circostanze drammatiche, che a volte arrivano al martirio. E la difficoltà di giovani che scelgono di emigrare per cercare un posto più tranquillo; l’identità della nostra chiesa si trova di fronte a questioni nuove”, ha detto. Per essere accanto ai giovani è nato il progetto di una scuola di catechismo on-line. L’esperienza, al 5 anno, è ancora giovane: è una novità ma è un regalo del Signore, sottolinea il vescovo. Oggi conta 550 studenti in tutti i paesi, tra loro anche giovani carcerati:
Per migliorare e diffondere le prassi pastorali, Mons. Naffah ha avanzato al Sinodo la proposta di un ufficio che metta in collegamento le esperienze dei diversi paesi. Di fronte a pagine che si dicono cattoliche, ma non portano la vera posizione della Chiesa cattolica, aggiunge il vescovo, forse siamo chiamati a dare un riconoscimento ufficiale.
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