Tra i temi delle prime due Congregazioni del Sinodo dei vescovi, c’è anche “la questione della credibilità della Chiesa e del perdono chiesto dalla Chiesa per quando non è stata all’altezza dei propri compiti, in tutti i campi”. Lo ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, durante il primo briefing in corso in Sala stampa vaticana sul Sinodo dei giovani. Ruffini ha precisato che la questione della credibilità della Chiesa si riferisce “agli abusi, ma non soltanto a quelli: anche ad altre manchevolezze come comunità, quando religiosi e laici non sono all’altezza del tempo che ci è dato”.
Una precisazione sulla votazione del documento finale dal sottosegretario del Sinodo dei vescovi, mons. Fabio Fabene.
“Il documento finale del Sinodo verrà votato con la modalità ‘placet/non placet’ e verrà approvato con la maggioranza dei due terzi. Andando avanti si deciderà se si voterà per numeri o in blocco”.
Il primo adempimento formale del Sinodo sui giovani, ha riferito Ruffini, è stata l’elezione dei membri della Commissione per l’informazione, ieri al termine delle relazioni: ne fanno parte i cardinali Napier, subentrato al card. Sarah, che ha rinunciato per motivi personali, Tagle, Lacroix, Schönborn e mons. Fisher (Sydney). Gli interventi al Sinodo sono stati finora in totale 25, e ogni cinque interventi è stata fatta una pausa di tre minuti, come richiesto ieri da Papa Francesco.
Ha parlato di un Sinodo “non è ingessato” Chiara Giaccardi, docente di sociologia presso l’Università Cattolica di Milano. La sociologa ha definito il Sinodo “una rivoluzione copernicana”, perché “per la prima volta la Chiesa si mette in posizione non di emittente, ma di ascoltatrice”.
Mons. Carlos José Tissera, vescovo di Quilmes, padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale argentina, ha definito il Sinodo dei giovani “un’occasione, non solo per i giovani, ma per tutta la Chiesa di ringiovanire”. Il presule ha raccontato di “lunghi silenzi, ma che parlano”.

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